Nature

Allarme biodiversità: 1 milione di specie a rischio estinzione

foresta
Oceani e foreste in grave pericolo. ONU e Greenpeace lanciano l’allarme. Greenpeace «Urgente protezione di foreste e oceani, necessari anche cambiamenti nella nostra dieta.»

Biodiversità sotto attacco

Il rapporto sulla biodiversità pubblicato oggi dall’ONU pone l’accento sull’enorme perdita di specie causata dall’impatto umano. Per le Nazioni Unite sono necessarie azioni urgenti per proteggere le foreste e gli oceani e occorrono cambiamenti radicali nella produzione e nel consumo di cibo.

Nel rapporto del Gruppo Intergovernativo per la Biodiversità e i Servizi Ecosistemici (IPBES) si legge inoltre che le specie a rischio estinzione sono circa un milione, il numero più alto mai raggiunto finora nella storia umana.

iceberg biodiversità

Perché è importante proteggere le foreste

«Quanto emerge da questo rapporto è devastante. Nonostante il ruolo fondamentale della biodiversità nella conservazione della vita sul pianeta, il prevalere degli interessi economici ha portato ad un tale sfruttamento delle risorse naturali da rischiare ora conseguenze irreversibili», afferma Martina Borghi, Campagna Foreste di Greenpeace Italia. «Per mantenere le temperature globali sotto il grado e mezzo ed uscire dalla crisi climatica che stiamo attraversando, è urgente combinare una drastica riduzione delle emissioni di anidride carbonica con la conservazione della biodiversità, prestando particolare attenzione agli ecosistemi naturalmente capaci di immagazzinare grandi quantità di carbonio, come le foreste torbiere», conclude Borghi.

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Perché è importante proteggere i mari

Il rapporto IPBES rivela che le attività umane hanno “significativamente modificato” la maggior parte degli ecosistemi terrestri e marini. Si afferma che il 40 per cento dell’ambiente marino globale mostra “gravi alterazioni” a seguito delle pressioni umane e che la “ricchezza e abbondanza” degli ecosistemi marini è in declino.

«I nostri oceani sostengono tutta la vita sulla terra», afferma Giorgia Monti, responsabile della Campagna Mare di Greenpeace Italia. «Invece di saccheggiare i mari per ottenere profitti a breve termine, i governi dovrebbero mettere la sostenibilità al centro delle proprie politiche. Il rapporto ONU conferma infatti che i meccanismi esistenti per proteggere i nostri oceani non funzionano. Oggi solo l’1 per cento dei mari globali è protetto e non esiste uno strumento legale che consenta la creazione di santuari nelle acque internazionali».

tartaruga marina biodiversità

Siamo ancora in tempo per fare qualcosa?

Per Greenpeace quello che serve è un accordo globale che protegga almeno il 30 per cento dei nostri oceani entro il 2030. Si tratterebbe di un’opportunità unica per i governi di lavorare insieme per salvaguardare la biodiversità marina, garantire la sicurezza alimentare a milioni di persone e avere oceani sani, ovvero una grande risorsa per contrastare i cambiamenti climatici.

Il rapporto IPBES afferma infine che fattori come il cambiamento dell’uso del suolo, cambiamenti climatici e i livelli di consumo sono aumentati a dismisura come mai prima d’ora.

«Accogliamo con favore la richiesta di un’azione urgente per cambiare le nostre abitudini alimentari, in modo da ridurre il consumo di carne e latticini la cui produzione intensiva ha effetti negativi ormai ben documentati sulla biodiversità, i cambiamenti climatici e la salute umana», dichiara Federica Ferrario, responsabile della Campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.

Dimezzare produzione e consumo di carne e prodotti lattiero-caseari entro il 2050, questo l’obiettivo che secondo Greenpeace dovrebbe diventare una priorità a livello politico. Ormai non c’è più tempo da perdere.

 

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