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Un mare di plastica: ecco come muore il Mediterraneo e non solo

inquinamento da plastica

Ogni anno finiscono in mare circa otto milioni di tonnellate di plastica. Otto milioni di tonnellate. Una cifra che solo a pronunciarla fa venire i brividi. E’ un numero così grande che facciamo quasi fatica a tradurlo in immagini. Quanti sono esattamente otto milioni di tonnellate? Immaginate un camion della spazzatura, di quelli che girano ogni giorno per le nostre città svuotando i cassonetti. Ora pensate a uno di questi camion che riversi in mare un intero carico di plastica, ogni minuto, di ogni singolo giorno, per 365 giorni l’anno, senza fermarsi mai.

Ecco pressappoco quante sono otto milioni di tonnellate!

cavalluccio marino

E se questo vi fa avvertire un leggero senso di malessere, provate a pensare che, se le cose dovessero rimanere così, nel 2050 (non fra 100 anni, ma solo nel 2050) i camion potrebbero passare da uno a quattro. Quattro camion che gettano un carico di plastica in mare ogni minuto, di ogni singolo giorno, per 365 giorni l’anno, senza fermarsi mai.

E’ uno scenario a dir poco inquietante.

tartatuga

Ma se pensate che otto milioni di tonnellate sia una cifra da capogiro (e lo è), cosa dire delle oltre 150 milioni di tonnellate di plastica che già infestano i mari di tutto il mondo?

Sono numeri che fanno (o dovrebbero) far riflettere e, se non è così, a far riflettere dovrebbero essere quantomeno le conseguenze di questo inquinamento. Devastanti. Terribili. Cruente. Dolorose.

delfino

A farne le spese sono sempre gli esseri viventi che popolano i mari.

Mutilazioni, menomazioni, soffocamento, atroci sofferenze, morte, ecco cosa rischiano ogni giorno migliaia di foche, pesci, tartarughe. E non sono solo i grossi pezzi di plastica a ferire e uccidere gli animali che vi rimangono impigliati o tentano di ingerirli scambiandoli per qualcosa di commestibile. Uno dei pericoli maggiori, infatti, deriva proprio dalle microplastiche, minuscole particelle di plastica che vengono inghiottite anche dalle creature marine più piccole come molluschi e crostacei. Gli stessi che finiscono ogni giorno nei ristoranti, nei supermercati, sulle nostre tavole.

Già, anche sulle nostre, perché il Mediterraneo è diventato un vero e proprio mare di plastica. In alcuni punti la concentrazione di particelle di plastica è risultata essere la più alta del mondo: circa 1,25 milioni di frammenti di plastica per chilometro quadrato, contro i 335 mila del Pacifico. Ogni giorno il Mediterraneo viene invaso da circa 731 tonnellate di plastica. In cima alla classifica dei Paesi più inquinanti c’è la Turchia, seguita da Spagna e Italia.

foca

A rendere la situazione ancora più grave è il fatto che il Mediterraneo è un mare chiuso. Ogni particella di plastica che finisce nelle sue acque potrebbe impiegare mille anni per attraversare lo stretto di Gibilterra e finire nell’Oceano.

La situazione è giunta al limite e bisogna fare qualcosa.

Innanzitutto diminuire la produzione di plastica e trovare un diverso modo di smaltirla. Qualcosa si sta già muovendo. In molti Paesi del mondo si stanno avviando campagne di sensibilizzazione e proposte di intervento. Ma non basta.

tartaruga marina

Sono tanti gli interessi economici che ruotano intorno alla plastica e non tutti i governi sono così propensi a intensificare i controlli e adottare normative più drastiche. E allora il cambiamento deve iniziare anche da noi, dai singoli cittadini. Tutti noi possiamo fare qualcosa per il nostro mare, per le nostre acque, per i nostri oceani, per tutte le specie che li popolano, e anche per noi stessi.

Consumare meno plastica, ad esempio, scegliere materiali alternativi, seguire la raccolta differenziata, riutilizzare la plastica invece di gettarla via.

Oppure possiamo tapparci gli occhi e far finta di nulla e ignorare il nostro mare che muore.

A noi la scelta!

 

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