Simbolo di tenacia, resilienza e longevità, la tartaruga marina è una di quelle creature che rischiano l’estinzione per colpa della scelleratezza umana. Inquinamento, innalzamento delle temperature, bracconaggio, pesca illegale, plastica, sono solo alcuni dei pericoli non naturali con cui questo splendido animale deve fare i conti ogni giorno.
Identikit della tartaruga marina
Tra le diverse specie di tartaruga marina esistenti, la più comune è la tartaruga Caretta. Sono rettili e quindi animali a sangue freddo che prediligono le acque temperate. Respirano attraverso i polmoni ma sono in grado di fare lunghissime apnee. Solitarie e pacifiche, trascorrono la maggior parte della loro vita nelle profondità marine da cui risalgono di tanto in tanto per fare scorte di ossigeno.
La forma allungata del corpo e le grandi pinne le rendono delle agilissime nuotatrici che in acqua possono superare i 35 km/h. Sono animali onnivori e seguono una dieta a base di molluschi, crostacei, alghe, coralli, pesci e meduse, di cui vanno ghiotte.
Habitat ideale
La tartaruga marina predilige le acque profonde e tiepide. Le maggiori concentrazioni si trovano in Sudafrica, Florida, Australia, Mozambico e Oman. Sono presenti anche in tutti i mari del Mediterraneo, soprattutto nella parte più occidentale. I siti di nidificazione nel mediterraneo sono invece situati nel settore orientale, principalmente in Grecia, Turchia, Cipro, Libia e in misura minore Tunisia e Israele. Anche in Italia sono presenti alcuni esemplari, anche se in misura minore. Complessivamente in Italia sono stimati circa 40 nidi l’anno, di cui il 60% si trova lungo la costa ionica della Calabria.
Baby tartarughe
Dopo l’accoppiamento, che avviene in mare aperto e può durare diversi giorni, le femmine escono dall’acqua per deporre le uova in spiagge sabbiose, spesso le stesse in cui sono nate. Alcuni studi infatti hanno dimostrato che le tartarughe appena nate sono in grado di memorizzare le coordinate geomagnetiche ed altre caratteristiche ambientali come in una sorta di imprinting del luogo di nascita. Una volta raggiunta la spiaggia scavano profonde buche nella sabbia, aiutandosi con le zampe posteriori e vi depongono fino a 200 uova.
La temperatura del suolo determinerà il sesso dei nascituri, quelle più in superficie, esposte a temperature maggiori, daranno alla luce delle femmine, mentre quelle più in profondità dei maschi. Dopo circa due mesi avviene la schiusa che, non si sa ancora per quale ragione, avviene per tutte le uova simultaneamente e i piccoli inizieranno la loro difficile corse verso il mare.
Dopo essere sfuggite agli agguati degli uccelli e dei granchi nel tratto di sabbia che le separa dall’acqua e dai predatori marini che le attendono a riva, solo una piccolissima percentuale riesce finalmente a prendere il largo. Si stima che solo una tartaruga marina su mille riesce a raggiungere l’età adulta. Dove trascorrano i primi anni della loro vita è un mistero ancora irrisolto, tanto che questo periodo viene definito “periodo buio”. Solo una volta diventate adulte infatti le tartarughe faranno ritorno alle zone costiere.
Le minacce alla specie
Come spesso accade la minaccia più grande arriva dall’uomo. Le immagini delle tartarughe uccise, ferite, mutilate o deformate dai rifiuti di plastica che popolano i nostri mari hanno fatto il giro del mondo.
La metà delle tartarughe marine presenti nel Mediterraneo ha ingerito plastica. Uno studio di 10 anni sulla tartaruga caretta ha dimostrato che il 35% degli esemplari presi in esame ha inghiottito rifiuti di plastici. Alcuni esemplari avevano ingerito addirittura 150 frammenti. Oltre alle microplastiche un altro grandissimo pericolo è rappresentato dai sacchetti di plastica che galleggiano in acqua e che ricordano molto delle meduse, animali di cui le tartarughe amano nutrirsi.
Purtroppo questa non è l’unica fonte di pericolo.
Inquinamento, innalzamento delle temperature, distruzione degli habitat, pesca accidentale, bracconaggio, pesca illegale sono altre minacce con cui le tartarughe marine devono fare i conti in mare aperto. Solo nel Mediterraneo si stimano annualmente 132.000 catture a causa delle attività di pesca.
Altri pericoli minacciano poi i piccoli sulla terraferma, e tra questi la cementificazione delle coste, la riduzione delle zone di nidificazione, il turismo di massa, la caccia illegale e le luci artificiali che spesso disorientano i piccoli nella loro corsa verso il mare aperto.
L’impegno mondiale
Fortunatamente esistono diverse aree marine protette ed associazioni che si occupano di garantire la tutela e la salvaguardia di questa specie. Tra questi il Bora Bora Turtle Center situato nella laguna privata del Meridien Hotel e la Moorea Turtle Clinic in Polinesia; il Tortuguero National Park in Costa Rica; il Villaggio delle Tartarughe in Madagascar; il Dekamer in Turchia; il santuario Thameehla Kyun Wildlife in Birmania; Heron Island in Australia; il National Mexican Turtle Center a Oaxaca.
Anche in Italia sono presenti diversi centri per la protezione della tartaruga. Il WWF ha creato un vero e proprio network, il Network Tartarughe, che coinvolge circa 150 persone, e diverse strutture partner tra cui quattro centri di recupero a Policoro, Favignana, Molfetta e Torre Guaceto.